Una nuova buona ricerca scientifica risponde alla questione aumentando le possibilità di accesso alle terapie.
In questi ultimi mesi l’emergenza COVID-19 ha stravolto le nostre abitudini quotidiane e ha imposto a tutti un modo differente di lavorare.
In tutti i casi in cui è stato possibile si è fatto uso del lavoro online: da casa si sono incontrati colleghi, si sono svolte riunioni, si sono fatti gli aperitivi e incontri con amici.
Anche la psicologia ha cambiato il modo di rapportarsi con i pazienti.
Arrivata la possibilità di lavorare nei propri studi professionali, alcuni pazienti hanno comunque continuato a richiedere un supporto o una terapia online.
Questo dubbio è lecito non solo alla luce dell’emergenza covid-19, ma anche perché i metodi innovativi di incontro professionale con i pazienti dati dallo sviluppo tecnologico e dal futuro potenziamento della rete internet saranno inevitabili.
L’utilizzo di app telefoniche e di programmi sul proprio pc che permettono non solo di sentirsi ma anche di vedersi fanno di vivere un’esperienza del tutto simile a quella dello studio.
Le difficoltà nell’online possono nascere dal non condividere contemporaneamente lo stesso spazio fisico, da eventuali disturbi esterni dovuti a chi non ha ambienti o condizioni ottimali per garantire la propria privacy e tranquillità o dalla necessità di utilizzare alcune tecniche di intervento psicologico che prevedono necessariamente un movimento fisico guidato del paziente.
D’altro canto, bisogna considerare che l’uso dell’online abbassa i costi in termini di trasporti e di tempo speso dal paziente per raggiungere lo studio, riducendo le difficoltà che possono limitare l’accesso agli interventi psicologici.
Sicuramente l’efficacia dipenderà anche dalle situazioni personali che vengono affrontate e dalla familiarità del paziente con l’uso della tecnologia.
Ogni psicologo avrà la propria opinione personale sulla qualità dell’intervento psicologico tramite la tecnologia, opinione che si baserà sui propri risultati clinici apprezzati in questi mesi, ma per trarre delle conclusioni è bene basarci sulla letteratura scientifica.
A giugno 2020 è uscita una buona revisione sistematica e meta-analisi che valuta proprio la differenza di efficacia tra la terapia online e quella faccia a faccia (C. Luo et al., A comparison of electronically-delivered and face to face cognitive behavioural therapies in depressive disorders: A systematic review and meta-analysis, EClinicalMedicine; 2020), anche se limitatamente ai disturbi depressivi, seppur questi ultimi siano i disturbi più diffusi.
La revisione sistematica utilizza dei termini specifici per selezionare gli studi da includere all’analisi e vuole considerare solo gli studi metodologicamente più solidi, in questo caso sono stati selezionati solo gli studi che hanno confrontato la terapia online con la terapia faccia a faccia con trial controllati e randomizzati (cioè che fanno diminuire notevolmente le variabili che possono alterare i risultati).
L’analisi dei dati ha riportato che l’intervento psicologico online è addirittura più efficace nella riduzione dei sintomi delle depressioni moderate rispetto all’intervento faccia a faccia. Inoltre, la soddisfazione dei pazienti per la terapia online è uguale a quella dei pazienti che hanno svolto terapia faccia a faccia.
Sarà poi il terapeuta stesso, forte della sua esperienza, a stabilire quando è opportuno incontrarsi dal vivo.
Possiamo affermare che dal 2020 gli interventi psicologici erogati online sono diventati la normalità e nel futuro gli incontri faccia a faccia saranno eccezioni a questo nuova modalità di lavoro.
Sì è vero, con mia sorpresa sono riuscita a rendere efficace anche il supporto a distanza, ma per me che sono uno psicoterapeuta funzionale che utilizza tecniche psicocorporee di respirazione e molto altro il limite resta. In caso di necessità è stato meglio che niente, ma per me l incontro in presenza è sempre più completo ed efficace
Ciao Paolo,
E’ interessante quanto riporti. Per essere confermate credo però che le tue conclusioni vadano verificate confrontando diverse modalità e tecniche più che valutando un unico approccio su un solo spettro sintomatologico. Ho infatti il dubbio che la CBT si presti meglio, essendo formalizzata e lavorando su protocolli, a un utilizzo da remoto rispetto ad altri approcci.
Caro Alberto, sicuramente il tuo appunto è azzeccato. Le ricerche devono per forza essere specifiche e ci vorrebbero più ricerche su altri orientamenti per generalizzare. Intanto prendo per buono quello che c’è perchè la mia sensazione è che l’online sarà la modalità privilegiata in un prossimo futuro.